orge
L’ho tradito ed è stato stupendo (racconto) Conclusione
di ToroRm2020
25.02.2021 |
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"”
“Noi possiamo ospitare senza problemi..."
Laura non riusciva a concentrarsi. Il pensiero di quello che sarebbe accaduto il giorno successivo, della lite con Andrea e dell’incontro con Claudia e Valerio le ronzavano nella testa come uno sciame di vespe rese frenetiche da un colpo di bastone al nido.Mise da parte la cartellina e prese il cellulare, in attesa di non sapeva bene cosa. Non si aspettava notizie da Sonia prima di un’altra ora almeno, ma anche se fossero state positive sarebbe servito a poco senza l’aiuto di Andrea, che se n’era andato accusandola di essere un’egoista manipolatrice, cosa che dentro di sé Laura temeva potesse essere vera. Dalla prima volta con lui, sul divano del suo ufficio, la sua visione del mondo era cambiata in modo radicale, ma nulla di quello che provava era trapelato in superficie. Vista da fuori era sempre la solita Laura, e solo poche persone avevano avuto occasione di conoscere quella nuova.
“Stai solo usando tutti” le disse la solita vocina maligna, la quale godeva nel metterla a disagio. “Scopi come non hai mai fatto in vita tua e cerchi di convincerti che sia una cosa buona e giusta, ma in fondo sai benissimo che se quello che sei veramente venisse fuori perderesti tutto, a partire dalla tua famiglia.”
“Riuscirò a sistemare ogni cosa” si ripeté, “ho già idea di come fare.”
“Tornerai a fare la suora?” sghignazzò la sua coscienza. “Raccontala a qualcun’altra. Non rinuncerai al brivido, non potresti neanche se volessi, e noi due sappiamo benissimo che non ne hai la minima intenzione. Comunque, perché preoccuparsi del futuro lontano quando domani Micheli si presenterà qui con l’intenzione di sfondarti ogni buco con quel suo cazzo mostruoso? Prepara bene il culo con tanta tanta vaselina, e magari potrebbe perfino piacerti.”
“Chissà se dopo Andrea sarà soddisfatto” pensò. “Dovrei far avere un video a quello stronzo, come ha fatto Clelia con il marito.”
Il solo pensiero le diede la nausea. Non riusciva a concepire l’idea di fare sesso con quell’essere viscido, ma la sua idea probabilmente non avrebbe funzionato senza l’aiuto di Andrea e non aveva nessun altro a cui rivolgersi.
Quando le aveva detto che era una stronza Laura aveva visto il disprezzo nei suoi occhi ed era stato come ricevere una coltellata. Si era sentita una puttana. Appena era andato via si era ritrovata con gli occhi pieni di lacrime, come una bambina.
Successe anche in quel momento, mentre le dita correvano per conto loro sullo schermo del Samsung S10+.
“Stronzo” si ripeté, “non avrei mai dovuto scopare con quel ragazzino egoista e viziato.”
“Ah, adesso è lui l’egoista?” rise ancora la vocina.
Laura tirò su con il naso e si asciugò gli occhi con una salviettina struccante, tamponando piano per non devastare l’eyeliner che temeva potesse già essere colato.
Quando la vista tornò a fuoco sul display apparve una possibile soluzione al problema, che il suo subconscio, che da una parte si divertiva a prenderla in giro, dall’altra le aveva servito su un piatto d’argento.
“Sarebbe troppo bello per essere vero” pensò, mentre componeva il messaggio. “Non succederà mai.”
“Ciao, sono Laura, quella del bar” scrisse.
La risposta arrivò meno di un minuto più tardi, come se dall’altra parte stessero aspettando che lei si facesse viva.
“Ciao Laura, che piacere sentirti. Ero certa di non essermi sbagliata” lesse. Era stata Claudia a rispondere, Dopo meno di dieci secondi arrivò un secondo messaggio.
“Vi siete divertiti nel bagno? Spero di sì. A proposito, complimenti per il tuo buon gusto.”
“Grazie, ma sarebbe potuta andare meglio.”
“Ahi... Bello ma non balla?”
“Diciamo così. Voi vi siete divertiti?”
“Molto. Valerio ha provato un gusto nuovo e gli è piaciuto parecchio 😊”
“Dovete essere molto affiatati, voi due.”
“Sì, siamo molto aperti entrambi. Io soprattutto sono apertissima 😂. A te piace giocare?”
“Sì, anche se non ho molta esperienza. Ho scoperto questo mondo da poco tempo e sto recuperando.”
“Mmm, una quasi vanilla... Un bocconcino tutto da gustare. Favoloso. Ti piacerebbe giocare con me e Valerio, o anche solo con me?”
“Moltissimo. Mi hai fatto provare un brivido lungo la schiena.”
“Noi possiamo ospitare senza problemi.”
Laura in quel momento sentì il proprio cuore perdere un battito.
“E se fossi io a ospitare voi?” scrisse.
“Siamo aperti a tutto” fu la risposta, velocissima. “Di dove sei?”
“Non sarebbe a casa mia. L’idea che ho in mente è molto particolare.”
“Particolare quanto? Una gang?”
“?”
“Molti uomini che ci scopano tutti insieme.”
“No, si tratta di altro. Ma spiegartelo per messaggio è difficile. Posso chiamarti?”
“Certo.”
Mentre attendeva il suono di libero, dopo aver iniziato la chiamata, Laura si accorse di avere il cuore che batteva furiosamente. Claudia rispose al primo squillo.
«Ciao» disse. La voce era come cioccolato fondente extra dark mescolato con una dose massiccia di Carolina Reaper, il peperoncino più piccante del mondo: dava i brividi. «Raccontami tutto.»
«Ciao» rispose Laura, cercando di tenere l’emozione sotto controllo. Si prese un paio di secondi per riordinare le idee, poi spiegò cosa aveva in mente.
«Mmmm... Non sembra una cosa tranquilla.»
Laura fu combattuta tra il dire la verità e l’edulcorare la pillola, consapevole che se Claudia avesse rifiutato le cose si sarebbero complicate parecchio, ma alla fine decise di essere sincera.
«No, non lo è» ammise.
«Potrebbero esserci dei rischi?»
Ancora una volta, Laura ebbe la tentazione di mentire, mentre i secondi scivolavano via.
«Ci sei?» chiese Claudia dopo un po’.
«Sì» confermò Laura, con un certo sforzo. «Non posso escludere che ci siano dei rischi».
«Be’, se le cose stanno così, noi ci stiamo.»
«Scusa?»
«Ho detto che ci stiamo. Mi piacciono le situazioni estreme. Le cose tranquille mi annoiano.»
«Io non so cosa dire, credevo che...»
«Penso che insieme ci divertiremo molto» la interruppe Claudia con un risolino. «Dimmi solo dove dobbiamo venire.»
«Ma Valerio sarà d’accordo?»
«Valerio si fida di me e fa quello che gli dico. Non avrà obiezioni, te lo garantisco.»
Laura le diede l’indirizzo, spiegandole come arrivare, ma scoprì che non ce n’era bisogno.
«È il palazzo tutto vetro e acciaio» disse infatti Claudia a metà delle indicazioni. «So dov’è. Io e Valerio lavoriamo lì vicino.»
Laura le diede le ultime istruzioni, poi chiuse la comunicazione. Mentre posava il telefono sulla scrivania arrivò un messaggio WA di Sonia.
“Tutto a posto, dottoressa. Alcune cose le avevo, le altre che mi aveva chiesto le ho prese. Una ce la consegneranno domattina alle 10:00 direttamente in ufficio. Buona serata.”
“Grazie” scrisse. “A domani.”
Sonia continuava a stupirla. Quella mattina le aveva dato un elenco di cose da comprare, affidandole la sua prepagata. Non si aspettava che lei avesse già alcuni di quegli oggetti, anche se, conoscendola un po’, forse non avrebbe dovuto essere così sorpresa.
Laura prese un profondo respiro e appoggiò la schiena allo schienale della costosa poltrona executive, che si modellò perfettamente adattandosi alle sue forme. Stava per correre un rischio enorme, il più grosso della sua vita, ma non avrebbe permesso a nessuno di usarla come un oggetto.
Quella sera lasciò Carlo senza fiato, facendolo godere come mai prima, e pretese da lui altrettanto. Il loro rapporto si stava spostando verso una forma di dominazione soft da parte di Laura, che stava scoprendo a poco a poco un lato inedito del proprio carattere.
Dopo il sesso però, mentre Carlo sprofondava tranquillamente nel sonno, Laura rimase a guardare il soffitto per parecchio tempo. La tentazione di lasciar perdere tutto e scegliere la soluzione più facile era fortissima, ma sapeva che poi non sarebbe più riuscita a guardarsi allo specchio.
Doveva andare avanti a qualunque costo.
La mattina successiva Sonia la accolse con un sorriso venato di preoccupazione.
«Ha l’aria stanca» le disse.
«Ho dormito poco, ma sto bene.»
«Le porto subito il caffè.»
Un messaggio Whatsapp distrasse per un attimo la sua attenzione. Era Claudia, che le augurava il buongiorno e chiedeva conferma per l’incontro.
Rimase per un attimo a guardare lo schermo, indecisa. Alzò gli occhi su Sonia, che stava arrivando con il vassoio, e ripensò a come Micheli l’aveva usata, svuotandosi le palle sulla sua faccia. Serrò le labbra e digitò rapidamente.
“Tutto confermato. Vi aspetto.”
Mentre Sonia posava il vassoio sulla scrivania premette il tasto invio.
«Andrà tutto bene, dottoressa» la rassicurò, dando prova del solito intuito. «Io mi fido di lei.»
Laura pregò che la sua fiducia fosse ben riposta.
Micheli entrò nell’ufficio con la solita aria da padrone, lasciandosi cadere sulla poltrona con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
«Sempre più bella» esordì, spogliandola con gli occhi. Laura provò di nuovo la sensazione di migliaia di zampe di insetto che le camminassero sul corpo. Trovava quell’uomo veramente ripugnante.
«Grazie» riuscì a rispondere, non senza difficoltà. Le dita della mano destra si mossero a cercare la cartellina beige posata sulla scrivania, il cui contatto le diede un po’ di conforto, quasi si trattasse di un talismano.
«Spero che oggi tu sia pronta per giocare» aggiunse Micheli. Laura sentì la paura svanire come nebbia, spazzata via dalla rabbia.
«Prontissima» rispose, mentre le labbra si piegavano involontariamente in una smorfia. «Vedrai che ti farò divertire più di quanto tu riesca a immaginare. Prima però vorrei che parlassimo un po’ di affari.»
«Ti ho già detto che questi discorsi mi annoiano.»
«Fidati, questo ti interesserà» insistette, tendendogli la cartellina che conteneva un fascicolo spillato.
Di malavoglia, Micheli prese la cartella e cominciò a sfogliarlo, dopo aver inforcato un paio di occhiali da lettura cerchiati in metallo. Laura vide l’espressione dell’uomo farsi sempre più scura a mano a mano che voltava le pagine.
«Che cazzo significa questa roba?» sbottò dopo qualche minuto, lanciando i fogli sulla scrivania.
«Non li riconosci?» chiese Laura, simulando sorpresa. «Eppure sono alcuni dei tuoi investimenti, magari non proprio puliti, ma senz’altro redditizi.»
«Penso che dovrò fare due chiacchiere con il mio carissimo amico Fusco.»
«Vai pure, io invece nel frattempo avrò una lunga e piacevole conversazione con la Guardia di Finanza.»
«NON PENSARCI NEANCHE! IO TI DISTRUGGO!»
«Probabile, ma saremo in due a pagarne le conseguenze e non sarò io quella che ne uscirà peggio. Forse con dei bravi avvocati riuscirai a non finire in galera, ma poi dovrai trovarti un lavoro vero solo per pagare le multe. E non pensare di tapparmi la bocca con le minacce. Mi fa molto più schifo l’idea di farmi scopare da te che quella di perdere il lavoro.»
«TROIA!»
«Dovresti usare il plurale, sai? Mettere insieme quel dossier è stato molto più semplice del previsto perché molte delle colleghe che negli anni hai usato come sborratoio avevano avuto la mia stessa idea, senza avere il coraggio di portarla avanti. Mi sono trovata già un bel po’ di lavoro fatto. Mi piace l’idea di tirarti un calcio collettivo nelle palle. Adesso scoprirai quanto possa fare male essere trattati come oggetti. Sonia, porta quelle cose.»
«Di che cazzo stai parlando?» disse Micheli, voltandosi verso Sonia che stava arrivando con uno shopper riutilizzabile verde oliva con il logo di una catena di supermercati.
«Non volevi divertirti?» lo incalzò Laura. «Ora ci divertiamo.»
«Vado da Fusco» rispose Micheli.
«Non ti conviene, dammi retta. Fai quello che ti dico e finirà tutto bene. Vattene, e presto avrai la finanza alle costole, con tutte le prove necessarie a farti passare la voglia di fare il padrone. Alcune delle cosucce che hai fatto farebbero incazzare parecchio i finanzieri e se non sbaglio la violazione del divieto di vendere armi all’Iran ha anche interessanti risvolti penali. Ma vai pure, se credi. Non ti fermerò.»
«Che cazzo vuoi fare?»
«Interessante scelta di parole, quasi profetica, direi. Lo vedrai, se decidi di rimanere. Ma se vuoi andare da Fusco sei libero di farlo. Ah, per inciso, ho fatto in modo che il file arrivi a chi di competenza in modo automatico, a meno che io non ne impedisca l’invio. Quindi, in caso ti stesse venendo in mente di fare qualcosa di violento e stupido, vedi di ripensarci.»
Laura studiò Micheli, rigido e furioso, con le grosse mani che stringevano i braccioli della poltrona fino a far sbiancare le nocche. Sentiva che era combattuto: tutto dipendeva da quello che avrebbe fatto ora. Se avesse deciso di far saltare il banco Laura avrebbe tenuto fede alla minaccia, distruggendo se stessa insieme a lui.
Sentì lo sguardo dell’uomo su di sé, ma stavolta non provò la solita sensazione. La stava studiando, cercando di capire se faceva sul serio.
«Allora?» lo incalzò Laura. «Che vuoi fare?»
«Prima o poi te la farò pagare. Sappilo.»
«Me ne farò una ragione.»
Fece un gesto a Sonia, che tirò fuori dalla borsa una benda per gli occhi proveniente da un sexy shop.
«Posso mettergliela?» chiese, cortese come sempre, come se stesse chiedendogli quanto zucchero mettere nel caffè.
Micheli sbuffò, ma le permise di mettergli la mascherina.
«A che gioco stiamo giocando?» chiese, mentre Sonia serrava la clip sulla nuca coperta di radi capelli grigi.
«Un gioco che per una volta non sarai tu a condurre.»
«E se cominciassi a urlare?»
«Sai, io l’ho scoperto solo di recente, ma quando tu vieni qui tutti hanno l’ordine di ignorare qualsiasi cosa succeda nell’ufficio in cui ti trovi: urla, gemiti, sospiri… Potresti urlare come un ossesso e penserebbero solo che ti stai divertendo. Di solito sono le donne a urlare quando le scopi, e non perché godano, anche se magari a te piace crederlo. Sentirti urlare potrebbe essere un simpatico contrappasso, se ci pensi.»
Laura si alzò in piedi. Le tremavano leggermente le mani per la tensione.
«Prendi lo sgabello che ci hanno portato stamattina» disse a Sonia, che annuì. Si trattava di un articolo da sexy shop, una sorta di panca su cui ci si poteva sdraiare a pancia in giù, dotata anche di anelli cui assicurare lacci o manette. Era robusta e leggera, con il telaio in alluminio e l’imbottitura in memory foam per assicurare il comfort di chi la usava.
Solo il meglio per i clienti di riguardo.
Sonia la trasportò in mezzo all’ufficio, poi prese Micheli per un braccio e lo portò di fronte alla panca. Si inginocchiò di fronte a lui e tirò giù i pantaloni fino alle caviglie, per poi sfilarglieli del tutto.
L’enorme cazzo dondolò liberamente a pochi centimetri dalla faccia di Sonia. Anche a riposo era lungo come l’intero volto della ragazza, che lo guardò con curiosità. Si rialzò e con una leggera pressione sulla schiena di Micheli lo fece accostare alla panca.
«Si stenda a pancia in giù» lo invitò. La panca era fatta in modo da lasciare libera la zona pubica. Quando Micheli si fu accomodato l’uccello rimase a penzolare nel vuoto, impressionante come quello di un cavallo.
«Ora le metterò dei braccialetti» lo avvisò, prima di stringergli ai polsi delle fasce dotate di catene, anche quelle provenienti da un sexy shop, ma dall’aria particolarmente robusta. Si mosse con rapidità ed efficienza, tanto da far pensare a Laura che non fosse la prima volta che lo faceva. Una volta chiusi bene i bracciali assicurò le estremità libere agli anelli di cui era dotata la panca, di fatto immobilizzandolo.
«Hai mai provato la stimolazione prostatica?» chiese Laura.
«No.» Il tono era duro. Da quella singola parola la rabbia tracimava come liquame da una fogna durante un acquazzone.
«Ora Sonia te la farà provare.»
La ragazza tolse il vestito e rimase con una guêpière di pelle nera, poi indossò un cappuccio di seta nera aderente che le celava completamente il volto, lasciando scoperti solo occhi e bocca. Con calma, infilò sulla mano destra un guanto in lattice da esaminazione, poi lubrificò l’indice con un gel e cominciò a strofinare con cura l’ano di Micheli.
«Che cazzo fate?» si oppose, irrigidendo il corpo. «Smettetela subito.»
«Silenzio. Non sei tu a dettare le regole, stavolta» lo zittì Laura. «Ricorda cosa posso farti se non collabori.»
Mentre parlava, attivò un pulsante sullo schermo da 27” dell’iMac.
«Forse brucerà un po’, all’inizio» lo avvisò Sonia, infilandogli l’indice nel retto.
«CAZZO!»
«Stia tranquillo, passerà subito» aggiunse, cominciando a muoverlo lentamente avanti e indietro. Allungò la sinistra e afferrò l’uccello di Micheli. Con la maschera di seta nera e la guêpière sembrava una dea del sesso.
«Ora inizierò a massaggiarle la prostata. Dovrebbe già sentire l’effetto della stimolazione.»
Il cazzo stava indurendosi, infatti. Micheli mugolò appena, ma non protestò.
Cinque minuti dopo la mazza era dura come l’acciaio. Micheli non aveva più detto una parola.
«Ora facciamo il passo successivo» lo avvertì, sfilando il dito. «Mi dia solo un minuto.»
Si tolse il guanto e prese un altro oggetto dalla borsa. Si trattava di uno strap on nero, dall’aria consunta. Doveva essere uno di quelli che Sonia aveva già e che sembrava essere stato usato molto spesso.
Lo lubrificò bene con il gel e ne appoggiò la punta contro l’anello grinzoso dell’ano, già abbondantemente stimolato dal dito.
«Che fai? Fermati, porca troia… NO!»
Con un gesto rapido Sonia lo inculò fino alla base dello strap on, tenendolo per i fianchi.
«Shhhh… Si rilassi, se la goda» disse, con voce bassa e sensuale. «Vedrà che le piacerà.»
«Togli quell’affare o comincio a urlare!»
«Fai silenzio» gli intimò Laura. «Ho una voglia matta di inviare il file alla finanza. O collabori o ti rovino.»
«Ve la farò pagare, brutte zoccole. Vi farò pentire di essere nate.»
«Sei troppo delicata» disse Laura rivolta a Sonia. «Sfonda il culo a questo stronzo.»
Sonia obbedì immediatamente e prese a pompare con molto più vigore. Il dildo affondava tra le natiche flaccide con il suono di una serie di schiaffi.
Paradossalmente, invece di afflosciarsi, il cazzo di Micheli divenne ancora più grosso, oscillando in modo grottesco sotto la panca.
«Puoi negare quanto vuoi, ma il tuo cazzo non mente. Ti sta piacendo parecchio.»
«Vedrai quanto ti piacerà quando ti inculerò» ribatté lui, in tono non troppo convinto.
«Mmmmm» gli sfuggì dalla labbra. «Oh cazZZZZOOOOO…»
All’improvviso Micheli venne, schizzando un’impressionante quantità di sborra sul pavimento in gres porcellanato effetto legno.
«Dovresti ringraziarmi per il regalo» commentò Laura, che stava cominciando a divertirsi. Dominare Micheli le piaceva, dovette ammettere con se stessa. Le mutandine erano già parecchio umide, e osservare l’uomo abbandonato sulla panca e la pozza di sperma sul pavimento peggiorava le cose.
«Ma non è ancora finita» aggiunse, con la voce roca di quando faceva sesso. «Ho in serbo altre sorprese per te.»
Con un cenno della mano indicò a Sonia la porta dell’ufficio. La ragazza la raggiunse e la aprì, tenendosi nascosta dietro l’anta e permettendo così alle due persone che aspettavano fuori di entrare. Valerio portava la solita borsa Adidas blu, sua moglie era come sempre abbagliante, pur nella semplicità del suo tubino nero.
«Benvenuti» disse loro Laura.
«Vedo che siete già a buon punto» rispose Claudia. «Cazzo, che roba!» aggiunse poi quando vide l’uccello di Micheli.
«Dai loro le maschere» disse a Sonia. «Così cominciamo.»
Claudia e Valerio si spogliarono, rimanendo nudi, e Sonia diede loro delle maschere simili alla sua. Erano entrambi in forma, ma Claudia avrebbe fatto invidia a Venere. Trasudava sesso da tutti i pori.
«Io mi faccio un giro con questo mostro» comunicò, infilandosi sotto la panca, incurante della sborra sul pavimento. Cominciò a leccare il cazzo semirigido di Micheli, che emise un gemito soddisfatto. «Mai visto un affare simile» mormorò, tra una slinguata e l’altra. Vedere sua moglie alle prese con il cazzo di Micheli fece effetto anche a Valerio, che esibì in pochi istanti una notevole erezione.
«Te la senti?» gli chiese Laura.
«Sì, anche perché Claudia mi ha minacciato di non farmela più vedere se non lo faccio» rispose lui, ridacchiando. «E lei è una che mantiene le promesse.»
Sonia gli passò una confezione argentata, tirata fuori dalla solita borsa.
«Me lo metti tu?» le domandò, senza apparentemente contarci troppo.
«Se vuole sì» acconsentì la ragazza, servizievole come sempre, con ancora indosso lo strap on lucido di gel lubrificante. Con abilità aprì la confezione del preservativo e, usando le dita di entrambe le mani, lo aprì infilandolo sul cazzo ora durissimo di Valerio, che emise un sospiro soddisfatto.
Con un gesto della mano Sonia gli indicò il tubetto di gel lubrificante, che Valerio utilizzò abbondantemente.
Laura osservò con soddisfazione la scena che aveva preparato.
«Una cosa del genere lo distruggerebbe» aveva detto Amaranta. «È in assoluto la persona più omofoba che io conosca, odia gay e bisex in modo viscerale.»
Laura sapeva che, da solo, il fascicolo non avrebbe tenuto a freno Micheli molto a lungo. Un video in cui lo prendeva in culo da un uomo, invece, gli avrebbe messo il guinzaglio vita natural durante. Per questo aveva comprato delle telecamere Bluetooth ad alta definizione, disposte ad arte per coprire da più angolazioni il centro dell’ufficio, e le maschere di seta che rendevano anonimi i volti.
Quando l’aveva proposto ad Andrea lui non l’aveva presa bene, anzi, l’aveva trattata da troia, ma il destino aveva messo Valerio e Claudia sulla sua strada e lei aveva sfruttato l’occasione.
Mentre la mano si infilava sotto la gonna per cercare le labbra bagnate del suo sesso, guardò con interesse Valerio che penetrava Micheli, il quale reagì con un grugnito soddisfatto, mentre Claudia gli succhiava il cazzo.
Sul monitor 5k, talmente definito da sembrare tridimensionale, il software fornito con le camere stava registrando in 4 diversi file ogni angolazione dell’iniziazione omosessuale di Micheli e i suoi gemiti mentre il cazzo di Valerio gli sfondava il culo, già preparato dallo strap on di Sonia.
Per sicurezza, Laura stava salvando tutto su cloud.
La carezza lieve di Sonia la riscosse dallo stato di quasi trance in cui era caduta mentre osservava Claudia che, alla pecorina, prendeva in fica l’affare mostruoso di Micheli.
«Ci penso io al suo piacere, dottoressa» mormorò la ragazza, facendo scivolare la mano sotto la gonna Gucci di Laura. «Lei è l’unica vera padrona che io abbia mai avuto. Quello che ha fatto oggi è incredibile.»
Con grande abilità cominciò a farle un ditalino, accarezzando delicatamente il clitoride. «Io sarò sua per sempre, padrona, solo sua. E quando non mi vorrà più, mi ucciderò.»
Quelle parole avrebbero dovuto farle paura, invece le fecero montare un’eccitazione assolutamente fuori misura.
«Lei può fare di me ciò che vuole. Può cedermi a chi desidera e io obbedirò, anche al signor Micheli, se me lo ordina, ma io sarò sempre e solo sua.»
La voce di Sonia si era fatta carezzevole, il mormorio di un ruscello montano soffiato direttamente nel suo orecchio, mentre le infilava le dita dalle unghie perfettamente curate nella fica fradicia. Il ritmo dell’orgia a tre stava aumentando e tutti i partecipanti sembravano molto coinvolti. Claudia era fuori di sé e gemeva come un’ossessa, quasi in deliquio, con la faccia premuta nella pozza di sborra che stava leccando dal pavimento, sfondata dal cazzo enorme di Micheli su cui si stava impalando con furia. Valerio sembrava trovare molto eccitante l’idea di farsi un uomo: teneva Micheli per i fianchi e pompava con forza allo stesso ritmo di Claudia, infilando a ogni colpo il cazzo fino in fondo, quasi fossero una sola mente in due corpi separati, segno di un’intesa veramente profonda.
Ma la vera sorpresa era Micheli, che ansimava come un maiale stretto nel sandwich di cazzo e fica.
«Continua, piccola» disse Laura con voce bassa e roca. «Sto per godere.»
«Ai suoi ordini, padrona.»
Il momento dell’orgasmo, dilatato come un duello di un film di Sergio Leone, fu un sorta di epifania che regalò a Laura la consapevolezza di quanto le piacesse il ruolo di mistress, ennesima clamorosa e inaspettata scoperta.
Claudia si sfilò il cazzo dalla fica e si voltò per prendere sulla faccia già impiastricciata una seconda diluviale sborrata, mentre Valerio si irrigidiva e riempiva il preservativo con un gemito soddisfatto.
Era andata come aveva previsto, forse perfino meglio.
Ci vollero un paio di minuti perché tutti recuperassero le proprie facoltà.
«Dio, che regalo ci hai fatto» esclamò Claudia, mentre si leccava le labbra. Lo sperma le era colato sul collo e sul seno sontuoso. «Sicura di essere una quasi vanilla?»
A Laura tremavano leggermente le gambe. L’orgasmo procuratole da Sonia era stato travolgente e le serviva ancora un po’ per riprendersi.
«Sonia vi darà delle salviette umidificate per ripulirvi» li informò. «Qui fuori poi ci sono i bagni, se volete sistemarvi meglio.»
«Ho tutto quello che serve nella borsa» ribatté Valerio. «Siamo bene attrezzati.»
Ci vollero alcuni minuti perché entrambi si dessero una sistemata, durante i quali Micheli non disse una parola. Il cazzo pendeva floscio, un filo di sperma era colato fino al pavimento, e la testa era appoggiata sulla panca in atteggiamento rilassato.
Anche Sonia si era rivestita e aveva messo via i suoi giocattoli nella borsa. Laura accompagnò la coppia alla porta.
«Grazie» disse a entrambi.
«Grazie a te» rispose Claudia, a voce bassa per tenere riservata la conversazione. «Quando ci rivediamo?»
«Prestissimo. Anzi, vorrei farti un’altra proposta.»
«Se è come questa, quando vuoi. Mai preso un cazzo così grosso. Ora potrei farmi un cavallo.»
«Sono felice che ti sia divertita. Mi servirebbe il tuo aiuto per una faccenda, solo il tuo però. Poi ci sentiamo su WA e ti spiego.»
«Nessun problema. Io e Valerio giochiamo anche separati.» Valerio confermò con un cenno del capo. «Ti bacerei, ma non vorrei che la ragazzina ci rimanesse male.»
«Sonia è molto protettiva nei miei confronti.»
«La bimba è completamente partita, altro che protettiva. Anche se avevo da fare con quel bel pisellone ho visto il suo sguardo mentre ti sditalinava. Vacci piano se non vuoi romperla» replicò Claudia.
«Lo so. Starò attenta.»
«Ci sentiamo, allora.»
«A presto.»
Dopo aver chiuso la porta dell’ufficio alle spalle della coppia Laura tornò alla sua scrivania e da uno dei cassetti prese una bomboletta di spray al peperoncino e un taser non del tutto legale. Non voleva correre rischi.
«Sonia, liberalo, per favore.»
La ragazza obbedì, sollecita come sempre, e con pochi gesti rapidi aprì i bracciali e gli tolse la benda. Micheli si tirò su lentamente.
Nei suoi occhi non c’era più la rabbia di poco prima ma, mentre Sonia toglieva di mezzo la panca e passava un panno umido sul pavimento per pulire i residui organici dell’orgia, Laura fece in modo che vedesse bene taser e bomboletta.
Aveva l’aria stravolta e stupita di un cliente che avesse vinto una fortuna con un gratta e vinci da due euro.
«Per prima cosa, da ora in poi vorrei che ci dessimo del lei» chiarì Laura.
«Va bene» concesse lui, allacciandosi i pantaloni e mettendosi a sedere sulla poltrona, non senza una lieve smorfia. Probabilmente gli bruciava il culo.
«Secondo, la avverto che tutto quello che è accaduto qui è stato filmato e salvato su cloud in un server criptato. Anche se distruggesse il computer a martellate, a questo punto non cambierebbe niente. Qualunque tentativo di colpirmi, in qualunque modo, avrà come effetto di rendere immediatamente pubblici i video. Sono stata chiara?»
«Sì, dottoressa» rispose Micheli in tono sommesso, lasciandola un po’ interdetta. C’era una strana luce nei suoi occhi, che le ricordò quella che notava in Carlo e di Sonia quando imponeva la sua volontà su di loro: eccitazione e aspettativa contenute a stento.
«Se vuole, può tranquillamente chiedere di essere affidato a un’altra persona, io non mi opporrò di certo, ma tenga sempre presente quanto le ho detto.»
«Non ne ho alcuna intenzione.»
«Intende dire che vuole che io continui a seguirla? Ne è certo?»
«Io… Sì, ne sono certo. Lei è dura e senza scrupoli, ora l’ho capito, e so che curerà al meglio i miei interessi.»
Laura impugnò il taser, dubbiosa. Non si fidava di quell’improvvisa capitolazione senza condizioni.
«Vorrei solo avere una garanzia da parte sua, se possibile» chiese, sporgendosi un po’ in avanti sulla poltrona in un modo che ricordò a Laura un questuante con il cappello in mano.
«Nessuna garanzia e nessuna condizione» mise in chiaro Laura. «Lei non mi toccherà mai nemmeno con un dito.»
«Non si tratta di quello» chiarì l’altro. «Vorrei solo sapere se posso sperare che in futuro lei mi punirà di nuovo.»
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